Da sempre attratta dalle arti visive, Angela Cacciamani ha percorso l’itinerario tradizionale dei pittori operanti negli anni ’80 ed oltre. L’Umbria ha segnato fortemente le sue prime scelte con immagini surreali sul senso sacrale espresso dalla regione a cui si sono accompagnati temi di fantasia, sempre legati a simboli ed a trame mitologiche, Poi le riflessioni “alchemiche” hanno portato le sue ricerche per altri versanti inducendola a scavare nella materia con innata predisposizione. E la materia è diventata situazione preponderante nella stesura dei suoi dipinti. Ogni elemento ha assunto il significato più vero senza che l’artista chiedesse troppo alle indicazioni della storia. Certamente il legame con l’Umbria si è rafforzato nel tempo per la suggestione degli artisti che proprio dalla terra e dal magma originario hanno catturato le indicazioni per scrivere il presente superando la descrittività. Una necessità che anche Angela Cacciamani ha fatto sua. Fecondo padre per lei e per altri operatori dell’arte è stato Alberto Burri capace di rivedere e reinventare il suo passato secondo un progetto innovativo, dalla forza matrice della creazione. Tecniche impreviste e materiali inusuali, quindi, anche per la nostra artista che ha affrontato senza alcun dubbio l’esigenza di applicarsi alla “materia prima” come luogo d’origine della vita biologica e come supporto per l’idea culturale.
Nelle sue tele e nelle sue tavole si aggrumano vari elementi minerali e residui di altri elementi già “vissuti” e poi abbandonati e dimenticati. L’impostazione è accurata, con ritmi precisi di astrazione gestuale e tentativi riusciti di autonomia. Il futuro richiederà ulteriori scatti per rendere sempre più personale e libera l’azione estetica. Le indicazioni già ci sono.
Franca Calzavacca